HCB – Le Grand Jeu
• Palazzo Grassi (Ve) •
Dal 11.07.20 al 20.03.21
Iniziata l’11 luglio 2020 ed in programmazione fino al 20 marzo 2021, la mostra di Henri Cartier-Bresson rappresenta un vero tuffo nella storia della fotografia ed espone moltissime opere di questo caposcuola francese nato a Chanteloup-en-Brie (Francia) il 22 agosto del 1908.
La mostra installata a Palazzo Grassi a Venezia, rappresenta in maniera originale la famosa “Master Collection” del famoso fotografo. Cioè la sua personale selezione, fatta nel 1973, estrapolata dal lavoro di una vita e che vede 385 stampe da lui definite la summa del suo lavoro.
La stessa selezione è stata richiesta anche a cinque collezionisti famosi, creando così una diversa interpretazione del lavoro di questo grande fotografo. Quindi all’interno del percorso espositivo troveremo le sequenze prescelte, organizzate in editing differenti, da Francois Pinault, Annie Leibovitz, Javier Cercas, Wim Wenders, Sylvie Aubenas.
Henri Cartier-Bresson, per chi non lo conoscesse, è uno dei fotografi più famosi al mondo e teorico di quello che viene definito “l’istante decisivo”. Negli anni ’30 girando il mondo, affina il suo sguardo che migra “tra stile, purezza geometrica e folgorazione surrealista”.
Citando Platone diceva “Non entri nessuno che non conosca la geometria”. Infatti è uno dei primi fotografi a ricercare proporzioni e composizioni perfette ispirandosi ad Euclide ed ai principi delle proporzioni auree, che si compongono intuitivamente, senza sforzo, nel suo occhio.
Durante la guerra verrà catturato dai nazisti e rinchiuso a Ludwigsburg e solo al suo terzo tentativo di fuga riuscirà a ritornare in Francia.
Nel 1947 in occasione di una sua retrospettiva al MoMA si creeranno le condizioni per fondare insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour, e William Vandivert la famosa Agenzia Fotografica Magnum. Inizierà innumerevoli viaggi in cui farà molteplici reportage che gli daranno fama mondiale. Le sue foto saranno sulle copertine di innumerevoli magazine.
Life, Der Stern, sono solo alcuni dei periodici di quel periodo che pubblicano i sui lavori, che indagano i movimenti socio-geopolitici nel mondo di quegli anni.
Dagli anni ’50 in poi, esprimerà la sua concezione della fotografia in quella frase che molti usano ripetere ancora oggi (come una definizione propria, ma che non lo è) che si riassume in :” Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira testa, occhio e cuore”.
Questo pensiero non assume, però, un significato di “unicità dello scatto”, anzi, quello di una ricerca continua che porta Henri Cartier-Bresson ad usare interi rullini per arrivare alla scelta di una sola foto che poi diventerà la sua prediletta.
Nella sua visione sarà imprescindibile usare una macchina fotografica Leica, prediligendo il bianco e nero, ma non disdegnando il colore.
Dagli anni 70 in poi, quando sarà acclamato a livello mondiale, il suo nome diventerà quasi un marchio di qualità, riassumendo le tre iniziali e diventando così HCB.
Entrerà molto in disaccordo con “la fotografia” di quegli anni e lascerà l’Agenzia Magnum definendola una “ditta commerciale, con pretese estetiche”. Creerà contemporaneamente la sua Fondazione e morirà nella sua casa di Provenza nel 2004 a Cereste (Francia) all’età di 95 anni.
Tutti i riferimenti e le citazioni provengono da:
“Henri Cartier-Bresson, lo sguardo del secolo” di Clément Chéroux.
Concomitantemente alla mostra di Henri Cartier-Bresson, segnalo la interessante esposizione del fotografo egiziano YOUSSEF NABIL, “Once Upon a Dream” che mette in risalto la capacità dell’autore di ritrarre, di autoritrarsi e di raccontare la società egiziana ed il mondo del cinema mediorientale.